La costituzione di una lateralità intellettuale come modello è la nostalgia. Prima del capitalismo monopolistico, all’epoca feudale o all’epoca della stessa nascita del capitalismo, c’erano forse gli spazi per delle relazioni superiori, non salariali, per un sapere non accademico, ma ora non credo proprio.Quello che mi interessa è il fenomeno per cui alcune persone si appoggiano al passato, e ciò significa che il modello attuale e futuro non funzionano. Se il modello presente o futuro non reggono, questo non significa che si debba ritornare al passato. Il problema è unico: arrivare a pensare senza modelli. In tutti i casi un rifiuto è la testimonianza che esiste il pensiero negativo: cioè mettere l’accento su tutto ciò che è negato dall’affermazione. Un pensiero negativo è un pensiero che cerca di spiegare qual è la funzione dell’affermazione. È così che le Brigate Rosse affermano lo stato e non lo negano. Le Br si manifestano a livello europeo in Germania e in Italia, ma non in Francia perché, secondo me, è chiaro che: 1. Le Br devono essere legate alla Raf; 2. La crisi è crisi economica, quindi bisogna approfittare; 3. L’Italia è la rete più debole della scena imperialista. La Raf deve quindi colpire la rete più forte che è la Germania, e le Br devono invece colpire quella più debole che è l’Italia. Le Br sono comunque la testimonianza di una crisi psicologica: il discorso del potere e quello del contro-potere che provano ad analizzare le crisi sociali ed economiche è rassicurante. Continuare a parlare di lotta armata è un simulacro! Perché si parla di Brigate? Una brigata è formata da 7000 uomini, è la metà di una divisione! Ci sono forse 7000 brigatisti in Italia? L’armata rossa non è un’armata, è un piccolo comando. È una inflazione di linguaggio completamente demente, parallela forse alla situazione del potere. A questo punto mi sembra molto ingenuo colpire il potere sul solo terreno dove è evidente che è lui il più forte. La debolezza dello stato italiano non è l’armata, la sua debolezza è il clown: è il fatto che al popolo italiano non interessa niente di ciò che succede a Roma perché la gente ha i propri problemi, la propria vita e la propria realtà. E di quello che dice questa specie di circo, di clown, la gente se ne infischia: questa è la debolezza. Se si vuole distruggere qualcosa e attaccare nel punto debole bisogna attaccare il politico: i Moro, i Berlinguer e tutte queste persone non sono considerate. Nel momento in cui però i mezzi di comunicazione fanno passare questa simulazione di realtà come la vera realtà, il ruolo dell’intellettuale diventa quello di analizzare i mass-media. Si è creata non solo una situazione di simulacro, ma si alimenta il simulacro del simulacro: bisogna denunciare il “vuoto” dei mass-media e il risultato è il pensiero negativo. Bisognerebbe anche ritrovare la parola “anarchia” e rianalizzarla; comunque si tratta sempre di analizzare e lottare contro il potere, cioè contro l’autorità di un essere, di un individuo sull’altro. Bisogna spazzare via dalla nostra testa il concetto che una libertà si affermi sulla negazione della libertà di un altro, e, quindi, tutta l’ideologia borghese. Non si tratta di arrivare a un sistema che sia l’anarchia, ma a un sistema che abolisca il sistema in quanto tale. Per occupare degli spazi laterali rispetto al potere dell’intellettuale ci si dovrebbe affidare alla “spontaneità”, cioè quello che è imprevedibile secondo le teorie di cui si dispone, in un certo momento: le teorie a disposizione non permettono più di dire ciò che sta succedendo o quello che era successo. La spontaneità fa nascere delle occasioni reali, che ci spingono a creare nuove teorie, perché le teorie che noi abbiamo usato fino a oggi appartengono allo stato e non alla società. Si tratta di scoprire, o meglio di vedere, le cose quotidiane sotto quell’aspetto che il potere non ci ha mai permesso di vedere, si tratta di scoprire la loro forma di essere “altro” rispetto allo stato, e al sistema di sapere tradizionale. Quando Baudrillard pone il problema del simulacro, in realtà, non fa che rispondere a Foucault, dicendo che le strutture sono vuote. Foucault ha ragione a prendere le strutture come realtà, ma sono delle apparenze che però funzionano: è proprio delle ideologie. Tutte le ideologie non sono che apparenze, non si è mai vista un'ideologia che si proponga come ideologia. Il simulacro quindi funziona come simulacro di una realtà.



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